Ma dopo aver visto il pilota dello show, che segna il chiacchierat(issim)o ritorno in Tv dell’ex Izzie di Grey’s Anatomy, il mio pollice tende pericolosamente verso il basso.
Il problema non è tanto la performance della Heigl, anche se ammetto che a) non riesco a togliermi l’immagine di lei in camice fra i medici del Seattle Grace b) fuori dal set, nelle poche interviste rilasciate, non riesce proprio a starmi simpatica.
Purtroppo per la ex dottoressa Stevens, State of Affairs è una brutta copia di Homeland e Scandal. Certo, non giova l’abbondanza di political drama di qualità: entrare in un territorio già così popolato e competere con serie come quella con Claire Danes è di per sè un azzardo.
Il paragone è inevitabile mentre guardiamo Charleston (per gli amici, Charlie) seguire un’operazione di salvataggio di un medico rapito da terroristi. Peccato che, rispetto a Carrie Mathison, il suo personaggio non sia credibile neanche la metà. Soprattutto quando, dopo una nottata passata in piedi a Langley, entra nell’ufficio ovale con tacchi, cappottino, foulard e fresca di messa in piega (qui è in versione Olivia Pope).
Scene e dinamiche già viste. Per ora nulla di nuovo. Ma stiamo a vedere. C’è il fidanzato di Charlie, figlio del presidente e morto un anno prima in Afghanistan, su cui la Tucker non la racconta giusta. C’è un misterioso stalker che le manda messaggi dicendole che conosce il suo segreto. E altri possibili intrighi all’orizzonte. Un paio di puntate ancora. Prima di poterle dire, una volta per tutte: visto cosa succede a scaricare Izzie Stevens?